Nel precedente post ho voluto lanciare qualche idea su quanto la nostra condizione di persone mortali, la nostra mortalità ci può insegnare. Oggi vorrei affrontare una morte molto particolare: quella delle persone affette in generale da una forma di demenza. Sì, perché quella delle persone affette da demenza è una morte particolare. Come mi ha detto una persona con la madre affetta da Alzheimer è la morte dell’anima: c’è un corpo ma non c’è più, apparentemente, l’anima, quell’insieme di caratteristiche e di abilità, linguaggio per citarne uno, che permette a una persona essere in relazione con gli altri. Come vedremo questo è solo apparentemente vero. Tralascio volutamente le cause biochimiche, e le condizioni che ne favoriscono la insorgenza, come tralascio l’impatto di tali patologie sia a livello globale sia, soprattutto, delle singole famiglie. Basta qui citare il dato che il costo a livello mondiale di queste patologie è di 818 miliardi di dollari, pari al 1,09% del PIL mondiale e che questi costi siano in continuo aumento. In questa sede mi preme piuttosto affrontare la grave condizione dei malati e dei cosiddetti “caregivers”, le persone che si prendono cura di questo tipo di malati; spesso entrambi messi nel terribile isolamento di una terra di nessuno. Continua la lettura di Alzheimer, la morte dell’anima e G.G. Marquez
Archivio mensile:Gennaio 2017
I regali della morte: che questa ci trovi vivi
I recenti fatti, drammatici della “tempesta perfetta”, neve e terremoto, abbattutasi sul centro Italia con il relativo corollario di morti mi induce a fare alcune considerazioni. Entro, dunque, oggi in un territorio pieno di insidie, con passi delicati e felpati, con grande rispetto e attenzione. Rispetto e attenzione, innanzi tutto, nei confronti di chi ha subito o sta subendo una perdita e di chi, forse per la prima volta, realizza in sé, esitenzialmente, la propria mortalità. Si, perché vorrei parlare proprio della morte. Territorio pieno di insidie perché è facile cadere in considerazioni sdolcinate o, peggio, nella negazione. Negazione, in varie maniere portata avanti, come se la morte fosse un evento eccezionale, totalmente alieno dalla nostra vita. Come se, in qualche maniera, questa realtà non ci accompagnasse in modo discreto, nell’ombra ogni giorno, in attesa di poter diventare reale. Entro in questa terra con la consapevolezza di 40 anni di vita ospedaliera che più di una volta mi hanno fatto abitare queste terre, e con la consapevolezza di lutti familiari vissuti. Non parlo con la sapienza del filosofo, che non sono, ma di chi si è trovato spesso a contatto con questa realtà ineludibile e inevitabile. Ne parlo piuttosto come essere umano che percepisce come reale una delle due certezze della vita di ogni uomo, come dice il saggio: la nascita e la morte. Continua la lettura di I regali della morte: che questa ci trovi vivi
Nasruddin, desiderio, attaccamento, la grande abbuffata
Il racconto che segue ci viene dalla tradizione sufi, la corrente mistica dell’Islam, ed è tratto da un libro di M. Epstein, “Buddha, Freud e il desiderio”.
“Un uomo siede in mezzo alla piazza di un mercato arabo piangendo a dirotto davanti a un vassoio di peperoncini sparpagliati a terra. Ne afferra uno dopo l’altro senza sosta, con metodo, scegliendolo con cura, se lo mette in bocca e, mentre lo mastica deliberatamente, geme in modo incontrollabile. «Cos’hai, Nasruddin?» gli chiedono i suoi amici, attratti da quello spettacolo inconsueto. «Cosa c’è che non va?» Le lacrime scorrono lungo il viso di Nasruddin che farfuglia una risposta. «Ne sto cercando uno dolce» dice ansimando”.
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Fresco, fresco…lo stress cronico aumenta il rischio di infarto (The Lancet Jan 2017), e la Mindfulness?
Diceva un mio professore ai tempi dell’università, sbagliando, ” i medici quando non sanno fare una diagnosi danno la colpa allo stress”: segno di una vecchia mentalità che riteneva che gli effetti dello stress fossero espressione di mancanza di “spina dorsale”. Oggi, viceversa, sappiamo che lo stress, soprattutto se prolungato, entra a pieno diritto in quello che, parafrasando la definizione sui tumori più pericolosi, gli anglosassoni chiamano i “Big killer” al pari della cattiva alimentazione, la vita sedentaria, e l’eccessivo uso di sostanze voluttuarie come tabacco e alcool. E che la nostra società sia estremamente stressante non è una novità essendo sotto gli occhi di tutti: eccessiva competitività, eccessivi carichi di lavoro, insicurezza del posto di lavoro, stile di vita, tanto per citarne solo alcuni.
Parlami, ho tante cose da dirti… il domani, mondi morali e un cenno a Scorsese (2°)
Certamente non voglio fare una trattazione di tutti gli aspetti che l’evoluzione del rapporto medico paziente ci sta presentando e neppure fare un trattato di bioetica ma solo evidenziarne alcuni temi con cui medici e pazienti dovranno confrontarsi.
Ora dopo esserci tolti di dosso la storia, necessaria d’altra parte per capire l’oggi, veniamo a quanto abbiamo davanti e alle possibili soluzioni che possono essere prospettate. Se dovessi indicare un fenomeno che non solo sta modificando lo scenario attuale, ma ancor di più penso influenzerà il panorama della relazione medico paziente in futuro, direi la bioetica.
Parlami, ho tante cose da dirti… la storia di ieri e di oggi (1°)
Tanto, tanto tempo fa ho letto un libro: “Parlami, ho tante cosa da dirti”. Purtroppo ricordo solo che si parlava di comunicazione all’interno della coppia, ma mi sembra che potrebbe essere una buona sintesi di come penso debbano essere i rapporti medico paziente. In fin dei conti anche la relazione medico paziente è, o dovrebbe essere, una relazione empatica.
Com’è che siamo arrivati al punto in cui siamo?
Cercherò di essere breve, anche se è una “mission impossible” (quasi) dato che parlare dell’oggi senza riferirsi a cosa c’era ieri non permette di capire il futuro verso cui ci avviamo.
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Meningococco, isterie, Dr Google, medici e pazienti
Come avevo preannunciato nel precedente post, il tema che mi sarebbe piaciuto condividere era quello della “relazione pericolosa” esistente tra internet e mondo medico in generale. E l’attualità si presenta come un bel punto di partenza: le reazioni, posso dirlo?, isteriche, sì isteriche, che si stanno verificando a proposito dei casi denunciati recentemente di meningite da meningococco. Abbiamo assistito a centri di vaccinazione presi d’assalto, reazioni allarmate sui social, medici di base tempestati di telefonate; e tutto questo senza che ci sia stato un intervento allarmistico da parte di alcuna istituzione e, a onor del vero, di alcun giornale.
Ben strano paese il nostro!
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Gli stili di comunicazione, i social, Il Barbiere di Siviglia ovvero come difendersi da quello che temiamo (2°)
Dove eravamo rimasti ?…
Ah, sì…
Le differenti modalità di comunicazione, che abbiamo esaminato nel precedente post, nel momento in cui “atterrano” e mettono radici nelle varie tribune social si caricano di aspetti particolari, per le caratteristiche proprie di questi mezzi. In sostanza l’insulto, l’offesa o l’accettazione acritica di quanto viene detto o scritto sui social acquista valenze diverse rispetto al fatto, ad esempio, di essere scritti .
E qui non possiamo fare a meno di partire da McLuhan e dalla sua famosa frase “il mezzo è il messaggio”.