Siamo, in generale, realmente impressionati della tecnologia e delle sue possibilità. Pensiamo che la tecnologia sia in grado di risolvere tutti i problemi: dalla dieta da tenere al consumo di calorie di una certa attività fisica, dalla gestione del tempo libero alla valutazione di un certo ristorante, dalla comunicazione, vedi Facebook, alla possibilità di esprimere e diffondere un’idea, come questo che sto adoperando. Ancor di più l’essere disconnessi dalle nostre applicazioni sembra la peggior maledizione dei tempi attuali. E i dati ci dicono infatti che, ad esempio, il mercato delle applicazioni, pur mostrando una certa saturazione, è in continua espansione. Qualche dato: nell’Apple Store si possono acquistare oltre 2 milioni di applicazioni, quasi un universo parallelo, e nel 2015 sono stati scaricati oltre 156 miliardi di applicazioni a livello mondiale. Solo in Italia il mercato delle applicazioni, diventate sempre più pervasive, contribuisce al 2,5 % del PIL.
La nostra “ossessione tecnologica” ci porta, concretamente, a pensare che applicare l’aggettivo “tecnologico” sia quasi dare una patente di affidabilità e di utilità a qualunque aspetto della vita essa venga applicata. Abbiamo fatto della tecnologia un totem, un feticcio che, quasi come una divinità primitiva, chiede sottomissione e “sacrifici” adeguati; e al pari di una divinità pagana non accetta di essere messa in discussione. Ne abbiamo fatto un valore assoluto dimenticando, completamente, che la tecnologia è solo un mezzo che presenta un valore solo in funzione dell’uso che se ne fa. Banalmente, posso utilizzare la tecnologia per costruire missili a testata nucleare oppure per migliorare i raccolti in paesi sottosviluppati.
Continua la lettura di Medicina e tecnologia, tutto bene ? Forse. Un rapporto non sempre facile. →