Silenzio. Abbiamo tanti tipi di silenzio, ognuno con le sue caratteristiche: quello agito come forma di comunicazione (vedi gli assiomi sulla comunicazione della scuola di Palo Alto e di Watzlawick) e di cui abbiamo già parlato, quello omertoso e colpevole di chi tace pur essendo a conoscenza di fatti delittuosi. Quello imbarazzato davanti a chi ci fa presente un nostro errore. Quello della paradossale opera musicale “4:33” di Cage in cui tutti gli strumenti tacciono e dove gli unici suoni sono rappresentati da quelli occasionali di fondo che gli stessi spettatori producono: un colpo di tosse, lo scricchiolio di una sedia etc e di conseguenza sarà ogni volta diverso perché diversi saranno i suoni. Quello cui siamo costretti quando la natura ci sorprende attraverso un tramonto coinvolgendoci in modo profondo. C’è il silenzio acustico, esterno, quello che ricerchiamo quando il livello del rumore presente nelle nostre vite diventa insopportabile e poi c’è quello interiore estremamente raro. Se infatti osserviamo, in silenzio appunto, la nostra mente vediamo che questa continuamente viaggia dal passato al futuro, da un dolore o rimpianto a un progetto, una scadenza o una preoccupazione del futuro. Per usare le parole di Kabat Zinn non siamo mai dove siamo. Ma di questo parleremo tra un po’ a proposito dell’esperimento che vi voglio proporre.
Archivio mensile:Agosto 2017
Barcellona, i social la paura e Seneca
Barcellona. Non sono un sociologo né un esperto di cose militari e neppure mediorientali. Per cui non voglio entrare in territori che non mi competono come parlare degli obbiettivi a breve e lungo termine delle strategie che stanno dietro a queste tragedie.Oppure a quanto succede oltre lo stagno chiamato mar Mediterraneo. Oppure ancora analizzare l’uso politico che viene fatto di queste tragedie parlando alla pancia della gente per proprio tornaconto elettorale o di consenso; spesso proponendo soluzioni semplici a problemi complessi, atteggiamento tipico dei movimenti populisti. E i problemi complessi hanno tante sfaccettature a volte confluenti a volte contrastanti, con la necessità, per risolverli, di averne una visione globale che le abbracci tutte.
Ritengo utile e interessante, invece, dare un’occhiata alle reazioni che Barcellona, al pari di Nizza Parigi e Manchester, inducono in tutti noi. Basterebbe dare una scorsa anche rapida alle migliaia di post sui social per capire che di fronte a tali tragedie, siamo quasi sempre in balia di forti emozioni, a volte contrastanti. Sembra che le onde di queste emozioni, quasi sempre burrascose ci travolgano.
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Il momento presente: il qui e ora. La fisica quantistica e le neuroscienze
Più volte abbiamo fatto riferimento al cosiddetto momento presente, il “qui e ora”, punto centrale della meditazione Mindfulness e di tante pratiche orientali di meditazione . Potrebbe sembrare che questo argomento abbia delle valenze per così dire solo filosofiche; ma le cose sono più complicate e riverberano nella nostra vita di ogni giorno. Vediamo perché.
Secondo il nostro comune sentire e le nostre percezioni, il tempo non è altro che il dipanarsi continuo di momenti successivi; momenti che inevitabilmente scorrono uno dopo l’altro e senza possibilità di percorrere in avanti e a ritroso questo svolgersi di momenti. Tralascio volutamente quest’ultimo aspetto così visitato dalla fantascienza e dal cinema, basterebbe citare Ritorno al Futuro, tenendo presente che la Fisica quantistica lo ha teorizzato come possibile, e restiamo sul tema del momento presente. Continua la lettura di Il momento presente: il qui e ora. La fisica quantistica e le neuroscienze