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I sogni in tempo di Covid: sogni di più? A tinte forti? Hai incubi?.. Tranquillo!! Sei in buona compagnia.

Non se ne parla per niente, non se ne parla  negli articoli che parlano degli effetti del Covid sulla nostra psiche, non se ne parla nei talk della sera; quello che è certo, però, è che i sogni sono diventati un argomento di tendenza come dimostrato nelle scorse settimane da Google trend, che analizza gli argomenti più di voga del momento; in cui la parola “sogni” e termini correlati come incubi è stata in vetta alla classifica dei termini più cercati . Come è certo che i miei, (solo i miei?) pazienti riferiscono in seduta di sogni più frequenti, più vividi, più strani e a volte con le caratteristiche degli incubi. D’altra parte sembra che realtà e sogni si siano scambiati la scenografia, una si ammanta di simboli onirici: strade vuote, gente con strani maschere, il silenzio che accompagna una vita che cammina al rallentatore; e l’altra è fatta di assembramenti, momenti conviviali, incontri e viaggi, tanti viaggi. Come ha detto qualcuno, stiamo vivendo un incredibile esperimento di massa in cui milioni di persone di diversa età, diversa condizione socio-economica e diversa cultura si trovano intrappolati in una condizione di isolamento più o meno stretto ma certamente diffuso. E i sogni fanno parte a pieno titolo di questa realtà. Come si sogna al tempo del Covid 19? Prima di cercare di dare una risposta a questa diffusa tendenza è bene farsi la domanda perché sogniamo, domanda che ha affascinato da sempre filosofi, religiosi, e scienziati sebbene il tema è difficile da afferrare.
Vediamo le diverse ipotesi fatte: Continua la lettura di I sogni in tempo di Covid: sogni di più? A tinte forti? Hai incubi?.. Tranquillo!! Sei in buona compagnia.

Alzheimer, la morte dell’anima e G.G. Marquez

Nel precedente post ho voluto lanciare qualche idea su quanto la nostra condizione di persone mortali, la nostra mortalità ci può insegnare. Oggi vorrei affrontare una morte molto particolare: quella delle persone affette in generale da una forma di demenza. Sì,  perché quella delle persone affette da demenza è una morte particolare. Come mi ha detto una persona con la madre affetta da Alzheimer è la morte dell’anima: c’è un corpo ma non c’è più, apparentemente, l’anima, quell’insieme di caratteristiche e di abilità, linguaggio per citarne uno, che permette a una persona essere in relazione con gli altri. Come vedremo questo è solo apparentemente vero. Tralascio volutamente le cause biochimiche, e  le condizioni che ne favoriscono la insorgenza, come tralascio l’impatto di tali patologie sia a livello globale sia, soprattutto,  delle singole famiglie. Basta qui citare il dato che il costo a livello mondiale di queste patologie è di 818 miliardi di dollari, pari al 1,09% del PIL mondiale e che questi costi siano in continuo aumento. In questa sede mi preme piuttosto affrontare la grave condizione dei malati e dei cosiddetti “caregivers”, le persone che si prendono cura di questo tipo di malati; spesso entrambi messi nel terribile isolamento di una terra di nessuno. Continua la lettura di Alzheimer, la morte dell’anima e G.G. Marquez