Dice Grice della comunicazione: è “una attività razionale, cooperativa e finalizzata al raggiungimento di uno scopo”. Dunque utilizziamo la comunicazione con gli altri per tantissimi e differenti scopi: dare informazioni su di noi, sul nostro mondo interno e dunque su come stiamo e sulle nostre emozioni, sui nostri bisogni e necessità, sulla relazione che intercorre con la persona con cui stiamo comunicando, etc. Allo stesso tempo, utilizziamo la comunicazione per far fare qualcosa, per ottenere informazioni su qualcosa che per noi è importante o per condividere informazioni in nostro possesso. Da tutto questo emerge l’ennesima conferma che l’uomo è un animale profondamente sociale, che fa dello scambio di informazioni la ragione del proprio successo sulle altre specie. Non può sfuggire quanto il lock down abbia frustrato questa necessità fondamentale dell’essere umano. Continua la lettura di Diffida dell’uomo che non muove la pancia quando ride (proverbio), mascherine, videochiamate niqab e Covid 19
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Master di Neuroscienze e Meditazione: La Mindfulness il compostaggio e il botulino (3)
Tema dello scorso weekend è stata la Mindfulness (M) caposaldo del percorso MBSR. Non è facile sintetizzare in poche righe quanto proposto da Franco Cucchio, istruttore di Mindfulness di Motus Mundi di Padova. Non è facile perché i temi trattati e gli intrecci con la psicologia, le neuroscienze, ed i comportamenti umani sono stati tanti. Cercherò, dunque, di presentare gli aspetti che mi sono sembrati più intriganti ed illustrativi della Mindfulness, tralasciando quanto già presentato nel mio sito www.mindfulness-old.braphics.it.
Dato che la nostra mente “deve” categorizzare, definire e circoscrivere partiamo da quello che la M. non è, per sgombrare subito il tavolo da alcune idee e percezioni false. Continua la lettura di Master di Neuroscienze e Meditazione: La Mindfulness il compostaggio e il botulino (3)
Linguaggio, cucina e l’epigenetica: ovvero da un pero non può nascere una mela. (1)
Smumiat cla bronzina
(Datti una mossa con il pentolino: autocitazione)
E’ incredibile, ma il nostro linguaggio, quello di tutti i giorni, da quello che usiamo al lavoro a quello che usiamo con i nostri figli è, anche se non ce ne accorgiamo, una sintesi meravigliosa. Sintesi di racconti notturni quando noi, piccoli e febbricitanti, chiedevamo delle presenze per allontanare febbre e timore del buio e di sgridate per marachelle più o meno gravi compiute nei pomeriggi passati a giocare con gli amici. Sintesi di racconti fatti dal nonno contadino e podestà che, imprigionato dagli americani, veniva reinsediato come sindaco in seguito alle proteste del CNL (Comitato Liberazione Nazionale) e dei partigiani; e da quelli dell’altro nonno chirurgo e professore universitario che perse la cattedra per non aver voluto prendere la tessera del partito nazionale fascista e che di notte, a lume di candela, nei cascinali della bassa reggiana in Emilia operava i partigiani feriti. Sintesi di quanto la nonna, femminista ante litteram, ci raccontava della sua protesta concretizzatasi nell’acquisto di un collo di volpi azzurre con relativo conto mandato direttamente al sindaco contadino che aveva passato un week end con la sua “fidanzata” a vedere l’opera all’arena di Verona. Sintesi di parole a volte inventate per rendere più efficace un rimbotto o per sdrammatizzare.