DJ Fabo …………………………

Questo è il tempo del Rispetto e del Silenzio, dopo ci sarà quello della Parola

1 Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
2 C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
3 Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
4 Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
5 Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
6 Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
7 Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
8 Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.  (Qoelet 3, 1-8)

 

Streghe di tutto il mondo unitevi, Trump e l’Ombra di Carlo Gustavo (Jung)

 

C’è una notizia che mi ha molto divertito e che ho trovato interessante per alcuni risvolti della vicenda: le streghe di tutto il mondo, e i cultori di magia nera, hanno deciso di unirsi per lanciare un maleficio contro Trump. Come riferito, infatti, dall’Huffington Post in data 24/02 sarebbe in atto un “reclutamento” di streghe, maghi, fattucchiere e stregoni apprendisti o meno, che a date precise manderanno il seguente invito a spiriti non meglio precisati “Vi invoco per incatenare Donald Trump, in modo che fallisca miseramente cosicché non faccia del male a nessuna anima umana, a nessun albero, animale, roccia, fiume o mare. Fermatelo in modo che non distrugga la nostra politica, non usurpi la nostra libertà o riempia le nostre menti di odio, confusione, paura e disperazione. E fermate anche chiunque condivida la sua cattiveria e qualunque bocca ripeta le sue bugie velenose”. Dunque una maledizione in piena regola allargata anche a tutti quelli che, a vario titolo, lo seguono: sodali di partito, supporters e amici. La cosa interessante è che il sito christiannationalism.org, portale cristiano (?) di stampo fondamentalista ha preso la cosa talmente sul serio da indire delle veglie di preghiera per contrastare il maleficio. Evidentemente per loro solo Trump può fare l’America “great again” combattendo, con le sue ricette, l’Islam, la mancanza di lavoro, e la crisi economica.

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La scimmia, la noce di cocco, il maestro Hakuin e scissioni in atto

Dato che mi è stato chiesto, espressamente,  di coniugare Mindfulness e scissione del PD, impresa apparentemente titanica, vorrei partire da tre racconti, gli ultimi due del buddismo zen, buddismo da cui la Mindfulness trae ispirazione e di cui rappresenta la versione laica. Il primo:  è la storia, di cui peraltro non so la veridicità, sulla tecnica usata in India per catturare le scimmie. Si pratica un foro in una noce di cocco legata a una catena, abbastanza grande per fare entrare la mano aperta della scimmia ma nello stesso tempo abbastanza piccola per impedire che il pugno chiuso possa uscire. Al suo interno viene posta una banana che la scimmia afferra ma non riesce a tirarla fuori per la strettezza del foro. Nonostante i tentativi effettuati o la scimmia lascia la banana estrae la mano e scappa oppure viene catturata.

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Crisi: meglio sapere dove arrivare e non sapere come arrivarci che sapere come arrivarci e non sapere dove andare…

Nella vita di ciascuno ci sono sempre dei momenti in cui è necessario fermarsi. Fermarsi per fare il punto, vedere se siamo realmente convinti di quello che stiamo facendo, considerare se quello che abbiamo intrapreso ci sta portando proprio a quel risultato che desideriamo. Sono momenti importanti in cui mettiamo “in crisi” il nostro percorso personale. E’ interessante notare che crisi deriva dalla parola greca “krino” che vuol dire separare e per estensione scegliere. Anche l’ideogramma cinese ci da un’ulteriore chiave di lettura: esso infatti è formato da due segni che indicano difficoltà, problema e l’altro opportunità. Tralascio le discussioni sull’interpretazione  dell’ideogramma cinese vera per alcuni e falsa per altri; anche se sembra reale (fidatevi…) nell’equivalente giapponese. Comunque sia, essere in crisi o mettere in crisi vuol dire scegliere separando una cosa da un’altra. Caratteristica importante dei momenti di crisi è che quasi sempre la scelta presuppone il lasciare completamente da parte una delle alternative e che la crisi sarà tanto più profonda quanto più diverse e antitetiche saranno le alternative, proprio per la inevitabile scarto di una alternativa.

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La paura fa…90, 180, 270. Cosa ci può insegnare un chirurgo pauroso(2°)

….. Dopo aver visto cosa è la paura, a cosa serve, cosa determina a livello del nostro corpo e come funziona cerchiamo di vedere perché il meccanismo a essa legato può essere invalidante e portarci a non vivere pienamente la nostra vita. Qui, evidentemente, parliamo non del camion che ci sta venendo addosso o dello strapiombo che vediamo a pochi centimetri dai nostri piedi e in cui la paura rappresenta un elemento utile. Parliamo piuttosto della paura di un evento futuro di cui temiamo l’avverarsi, evento solo ipotizzato basandosi su dati non reali o realistici. Come abbiamo visto, la paura scatta quando percepiamo una minaccia per la nostra sicurezza. E questo è il primo punto: la percezione della minaccia avviene a livello della nostra mente. E’ lì che dobbiamo cominciare ad indagare. E’ questa che fa il primo bilancio dell’entità della minaccia. E se questo bilancio viene fatto su dati ipotetici e prevedendo conseguenze ritenute drammatiche anche la paura si connoterà di drammaticità. Affrontare la paura vuol dire, in primo luogo, affrontare la nostra mente, cercare di capire perché questa ha fatto scattare quell’insieme di sensazioni fisiche e psichiche che identifichiamo con questo termine. Osservare la nostra mente e i suoi meccanismi può permetterci di abitare quello spazio che sta tra lo stimolo che determina la paura e le sensazioni e gli atteggiamenti che ad essa seguono. Diceva il grande psicoterapeuta V. Frankl “tra stimolo e risposta che ad esso diamo c’è uno spazio e in questo sta il nostro successo e la nostra crescita”. Dunque, per capire la paura e soprattutto la “nostra” paura dobbiamo osservare la nostra mente. Un aneddoto clinico di un paziente che ho avuto in cura, e di cui ho modificato diversi particolari per renderlo irriconoscibile, può illustrare quello che stiamo dicendo.

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La paura fa…90, 180, 270. E se fosse solo la mia Ombra…

Paura di … morte, immigrati, violenza, volare, futuro, situazione economica, terrorismo, perdita della posizione raggiunta, sicurezza economica (per chi ce l’ha e per chi non sa se mai l’avrà…), furti con o senza violenza, condizioni meteorologiche avverse con annessi tornado, terremoti, maremoti, fulmini, allagamenti, senza contare serpenti, ragni, squali, pipistrelli, buio, rottura del computer (cosiddetto impallamento…) e della macchina, ascensore rotto, dolore fisico e/o malattie (ovviamente attese quelle più drammatiche e devastanti … ), giudizio altrui e di non essere amati e riconosciuti, traffico. Grandi ed esistenziali paure insieme a piccole e insignificanti. E potrei continuare così per tutte le 1200 parole, circa, di questo post. Ci sono forse tante paure, in genere combinate, quanti sono gli abitanti della terra. L’oggetto di queste paure a volte è giustificato, a volte improbabile , altre infine francamente assurdo. Alcune sono paure sane, altre patologiche.

Ma, cosa è la paura?

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Alzheimer, la morte dell’anima e G.G. Marquez

Nel precedente post ho voluto lanciare qualche idea su quanto la nostra condizione di persone mortali, la nostra mortalità ci può insegnare. Oggi vorrei affrontare una morte molto particolare: quella delle persone affette in generale da una forma di demenza. Sì,  perché quella delle persone affette da demenza è una morte particolare. Come mi ha detto una persona con la madre affetta da Alzheimer è la morte dell’anima: c’è un corpo ma non c’è più, apparentemente, l’anima, quell’insieme di caratteristiche e di abilità, linguaggio per citarne uno, che permette a una persona essere in relazione con gli altri. Come vedremo questo è solo apparentemente vero. Tralascio volutamente le cause biochimiche, e  le condizioni che ne favoriscono la insorgenza, come tralascio l’impatto di tali patologie sia a livello globale sia, soprattutto,  delle singole famiglie. Basta qui citare il dato che il costo a livello mondiale di queste patologie è di 818 miliardi di dollari, pari al 1,09% del PIL mondiale e che questi costi siano in continuo aumento. In questa sede mi preme piuttosto affrontare la grave condizione dei malati e dei cosiddetti “caregivers”, le persone che si prendono cura di questo tipo di malati; spesso entrambi messi nel terribile isolamento di una terra di nessuno. Continua la lettura di Alzheimer, la morte dell’anima e G.G. Marquez

I regali della morte: che questa ci trovi vivi

I recenti fatti, drammatici della “tempesta perfetta”, neve e terremoto, abbattutasi sul centro Italia con il relativo corollario di morti mi induce a fare alcune considerazioni. Entro, dunque,  oggi in un territorio pieno di insidie, con passi delicati e felpati, con grande rispetto e attenzione. Rispetto e attenzione, innanzi tutto, nei confronti di chi ha subito o sta subendo una perdita e di chi, forse per la prima volta, realizza in sé, esitenzialmente, la propria mortalità. Si, perché vorrei parlare proprio della morte. Territorio pieno di insidie perché è facile cadere in considerazioni sdolcinate o, peggio, nella negazione. Negazione, in varie maniere portata avanti, come se la morte fosse un evento eccezionale, totalmente alieno dalla nostra vita. Come se, in qualche maniera, questa realtà non ci accompagnasse in modo discreto, nell’ombra  ogni giorno, in attesa di poter diventare reale. Entro in questa terra con la consapevolezza di 40 anni di vita ospedaliera che più di una volta mi hanno fatto abitare queste terre, e con la consapevolezza di lutti familiari vissuti. Non parlo con la sapienza del filosofo, che non sono, ma di chi si è trovato spesso a contatto con questa realtà ineludibile e  inevitabile.  Ne parlo piuttosto come essere umano che percepisce come reale una delle due certezze della vita di ogni uomo, come dice il saggio: la nascita e la morte. Continua la lettura di I regali della morte: che questa ci trovi vivi

Nasruddin, desiderio, attaccamento, la grande abbuffata

Il racconto che segue ci viene dalla tradizione sufi, la corrente mistica dell’Islam, ed è tratto da un libro di M. Epstein,  “Buddha, Freud e il desiderio”.

“Un uomo siede in mezzo alla piazza di un mercato arabo piangendo a dirotto davanti a un vassoio di peperoncini sparpagliati a terra. Ne afferra uno dopo l’altro senza sosta, con metodo, scegliendolo con cura,  se lo mette in bocca e, mentre lo mastica deliberatamente, geme in modo incontrollabile. «Cos’hai, Nasruddin?» gli chiedono i suoi amici, attratti da quello spettacolo inconsueto. «Cosa c’è che non va?» Le lacrime scorrono lungo il viso di Nasruddin che farfuglia una risposta. «Ne sto cercando uno dolce» dice ansimando”.

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Fresco, fresco…lo stress cronico aumenta il rischio di infarto (The Lancet Jan 2017), e la Mindfulness?

Diceva un mio professore ai tempi dell’università, sbagliando, ” i medici quando non sanno fare una diagnosi danno la colpa allo stress”: segno di una vecchia mentalità che riteneva che gli effetti dello stress  fossero espressione di mancanza di “spina dorsale”. Oggi, viceversa, sappiamo che lo stress, soprattutto se prolungato, entra a pieno diritto in quello che, parafrasando la definizione sui tumori più pericolosi,  gli anglosassoni chiamano i “Big killer” al pari della cattiva alimentazione, la vita sedentaria, e l’eccessivo uso di sostanze voluttuarie come tabacco e alcool. E che la nostra società sia estremamente stressante non è una novità essendo sotto gli occhi di tutti: eccessiva competitività, eccessivi carichi di lavoro, insicurezza del posto di lavoro, stile di vita, tanto per citarne solo alcuni.

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