Parlami, ho tante cose da dirti… il domani, mondi morali e un cenno a Scorsese (2°)

Certamente non voglio fare una trattazione di tutti gli aspetti che l’evoluzione del rapporto medico paziente ci sta presentando e neppure fare un trattato di bioetica ma solo evidenziarne alcuni temi con cui medici e pazienti dovranno confrontarsi.

Ora dopo  esserci tolti di dosso la storia, necessaria d’altra parte per capire l’oggi, veniamo a quanto abbiamo davanti e alle possibili soluzioni che possono essere prospettate. Se dovessi indicare un fenomeno che non solo sta modificando lo scenario attuale, ma ancor di più penso influenzerà il panorama della relazione medico paziente in futuro, direi la bioetica.

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Parlami, ho tante cose da dirti… la storia di ieri e di oggi (1°)

Tanto, tanto tempo fa ho letto un libro:  “Parlami, ho tante cosa da dirti”. Purtroppo ricordo solo che si parlava di comunicazione all’interno della coppia, ma mi sembra che potrebbe essere una buona sintesi di come penso debbano essere i rapporti medico paziente. In fin dei conti anche la relazione medico paziente è, o dovrebbe essere, una relazione empatica.

Com’è che siamo arrivati al punto in cui siamo?

Cercherò di essere breve, anche se è una “mission impossible” (quasi) dato che parlare dell’oggi senza riferirsi a cosa c’era ieri  non permette di capire il futuro verso cui ci avviamo.

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Meningococco, isterie, Dr Google, medici e pazienti

Come avevo preannunciato nel precedente post, il tema che mi sarebbe piaciuto condividere era quello della “relazione pericolosa” esistente tra internet e mondo medico in generale. E l’attualità si presenta come un bel punto di partenza: le reazioni, posso dirlo?, isteriche, sì isteriche, che si stanno verificando a proposito dei casi denunciati recentemente di meningite da meningococco. Abbiamo assistito a centri di vaccinazione presi d’assalto, reazioni allarmate sui social, medici di base tempestati di telefonate; e tutto questo senza che ci sia stato un intervento allarmistico da parte di alcuna istituzione e, a onor del vero, di alcun giornale.

Ben strano paese il nostro!

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Gli stili di comunicazione, i social, Il Barbiere di Siviglia ovvero come difendersi da quello che temiamo (2°)

Dove eravamo rimasti ?…

Ah, sì…

Le differenti modalità di comunicazione, che abbiamo esaminato nel precedente post, nel momento in cui “atterrano” e mettono radici nelle varie tribune social si caricano di aspetti particolari, per le caratteristiche proprie di questi mezzi. In sostanza l’insulto, l’offesa o l’accettazione acritica di quanto viene detto o scritto sui social  acquista valenze diverse rispetto al fatto, ad esempio, di essere scritti .

E qui non possiamo fare a meno di partire da McLuhan e dalla sua famosa frase “il mezzo è il messaggio”.

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Gli stili di comunicazione, i social, ovvero come ottenere quello che temiamo (1°)

La non comunicazione

L’analisi di quanto viene pubblicato sui social, in relazione ad avvenimenti politici o sociali, mi porta a ripensare a come quotidianamente utilizziamo la comunicazione e a farmi qualche domanda: quello che traspare dai commenti, dai like e dai post è indicativo delle nostre modalità di comunicazione?  Esistono degli stereotipi di comunicazione? In altre parole è possibile identificare dal tipo di comunicazione che abbiamo il nostro modo di relazionarci con gli altri? E, infine, quanto il mezzo cioè i social determinano il tipo di comunicazione.

Ma, andiamo per ordine.

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Mente di bambino, mente di Natale

Un babbo natale moooolto mindful

“Ma ha senso ripensare ai Natali dell’infanzia, quando aspettavi fingendo di dormire che venisse mattina? Ha senso ripensare ai Natali della giovinezza,quando si scalpitava aspettando di uscire incontro alla notte e all’abbraccio freddo di dicembre, una sciarpetta e via? Ha senso ripensare ai Natali dei figli piccoli, quando si inscenavano magnificenti messe in scena con tazzine sporche di caffè, biscottini sbriciolati e nonni compiacenti che simulavano gli zoccoli delle renne in balcone? Ma no. Ogni Natale è diverso, restano identiche le palline rosse dell’albero comprate quando eri incinta, qualche ghiacciolo di vetro che ha resistito da quando eri bambina, la voglia di canticchiare fa-la-la-la che non si estingue, le regolari corse al regalo buffo per il gusto di metterlo sotto l’albero, gatti inclusi. La diversità è nelle piccole cose che sogni per l’anno che viene, i progetti da organizzare, i libri da sottoporre a revisione (e quanto lo amo, il momento in cui fai le pulci a te stessa), quelli da leggere, quelli da immaginare, gli amici a cui pensare, i gatti che saltellano con circospezione intorno all’albero senza – incredibile- toccarlo. E il respiro profondo che fai, pensando che quel che conta è, ancora una volta, desiderare e immaginare. Per te, per chi ami, per voi, caro commentarium. Sottraetevi alle polemiche da social, tirate quel respiro, e vogliatevi bene.”

Dato che è Natale e siamo tutti buoni immagino che Loredana Lipperini in quanto vecchia amica (non lei, l’amicizia…) non mi denunci per plagio… Riprendo questo suo post su Facebook,  la cosa migliore che ho letto in giro in questo Natale, perché mi permette di fare alcune riflessioni e per rispondere alle sue domande pubblicamente.

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Una ragazza alla festa, Nanni Moretti e la profezia autoavverantesi

Il re che si crede un pedone

Nell’ultimo post ho accennato alle profezie autoavverantesi. Vediamo di spiegarlo con una storiella che forse ci riguarda, anche se non tutti allo stesso modo. Maria, una ragazza normale né bella né brutta, ma incredibilmente  insicura e convinta di non piacere a nessuno, viene inviata ad una festa. Prima di dare una risposta viene assalita dai dubbi “Che ci vado a fare? Tanto non mi si filerà nessuno!” ” Se anche qualcuno mi rivolgerà la parola sarà solo per pietà!” Continua la lettura di Una ragazza alla festa, Nanni Moretti e la profezia autoavverantesi

Rosberg, Key, la colomba assassinata e A. Resnais

41yscng3-gl-_sx361_bo1204203200_C’è un libro “antico” che ho molto apprezzato e che, negli anni,  ho ogni tanto ripreso in mano: “La Colomba assassinata” di H. Laborit. Questi, neurofisiologo, candidato al premio Nobel per la medicina, scopritore della prima cura della schizofrenia  attraverso la clorpromazina, capostipite dei farmaci per i disturbi psichiatrici, ha avuto molto successo anche al di fuori della stretta cerchia accademica; tanto da influenzare profondamente anche un maestro di cinema come Alain Resnais che utilizzò le sue idee per farne uno straordinario  film dal titolo “Mon oncle d’Amérique”(1980) in cui lo scienziato compare anche in un “cammeo”.
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