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La Mindfulness è un navigatore intelligente?

“Meglio sapere dove andare e non sapere come arrivarci, piuttosto che sapere come e non sapere dove andare.” (Proverbio, credo, messicano)

Immaginate di essere appena arrivati in una città sconosciuta e di avere un appuntamento in una strada che ovviamente non avete la più piccola idea dove possa essere. Cosa fareste? Continua la lettura di La Mindfulness è un navigatore intelligente?

Master di Neuroscienze e Meditazione: suggestioni, novità e approfondimenti. Mindfulness e Psicanalisi (1)

Alcuni di voi, oltre ad altri amici, mi hanno chiesto cosa ci si dice per un anno nel “Master di Neuroscienze e Meditazione” che si tiene all’Università di Udine. Volendo venir incontro a tale curiosità ho pensato di utilizzare questo blog per darvi un rendiconto, che spero interessante, dei vari contributi che via via verranno dai vari relatori.

Il Master ha la durata di un anno e si svolge in incontri mensili della durata di 3 giorni. Oltre a lezioni frontali ogni giorno ci sono  momenti di meditazione. Ogni incontro approfondisce la relazione tra Mindfulness e vari aspetti del mondo psichico: dalla Psicanalisi agli effetti della Realtà Virtuale, dalla memoria al funzionamento cerebrale, dalla autotrascendenza alla empatia, etc. Il tema della scorsa settimana era Mindfulness (M) e Psicanalisi (P) tenuto dal Dr Graziano Graziani, che ha messo in evidenza alcune similitudini tra questi percorsi. Continua la lettura di Master di Neuroscienze e Meditazione: suggestioni, novità e approfondimenti. Mindfulness e Psicanalisi (1)

Barcellona, i social la paura e Seneca

Barcellona. Non sono un sociologo né  un esperto di cose militari e neppure  mediorientali. Per cui non voglio entrare in territori che non mi competono come parlare degli obbiettivi a breve e lungo termine delle strategie che stanno dietro a queste tragedie.Oppure a quanto succede oltre lo stagno chiamato mar Mediterraneo. Oppure ancora analizzare l’uso politico che viene fatto di queste tragedie parlando alla pancia della gente per proprio tornaconto elettorale o di consenso; spesso proponendo soluzioni semplici a problemi complessi, atteggiamento tipico dei movimenti populisti. E i problemi complessi hanno tante sfaccettature a volte confluenti a volte contrastanti, con la necessità, per risolverli, di averne una visione globale che le abbracci tutte.
Ritengo utile e interessante, invece, dare un’occhiata  alle reazioni che Barcellona, al pari di Nizza Parigi e Manchester, inducono in tutti noi. Basterebbe dare una scorsa anche rapida alle migliaia di post sui social per capire che di  fronte a tali tragedie,  siamo quasi sempre in balia di forti emozioni, a volte contrastanti. Sembra che le onde di queste emozioni, quasi sempre burrascose ci travolgano.

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Gandhi, le formiche, la responsabilità e il cancro

Prendo spunto da un episodio di cronaca che è comparso su tutti i giornali. Le fotografie dell’esercito di formiche che impazzano sul letto di un’ammalata a Napoli, attaccata a una flebo, dunque nell’impossibilità di muoversi, hanno fatto (purtroppo!!) il giro del mondo. Non entro nel merito del fatto, già di per se agghiacciante e facilmente condannabile, quanto su come questo sia, mi sembra, il risultato di un atteggiamento piuttosto generalizzato. Ho l’impressione che il nostro livello di guardia nei riguardi della sciatteria e superficialità si sia andato progressivamente abbassando; sembra che, nel mondo reale della vita di tutti i giorni, la nostra sensibilità si sia attutita. Continua la lettura di Gandhi, le formiche, la responsabilità e il cancro

Houston, abbiamo un problema, ma nella vita reale Houston di solito non risponde…

Durante la missione Apollo 13, che prevedeva la discesa di un modulo lunare, si verificarono una serie di problemi che portarono all’insuccesso della missione stessa e che fece correre all’equipaggio rischi seri. Nel libro scritto dal capo missione e ripreso anche nel film Apollo 13 viene citata la frase che da il titolo a questo post e che è diventato nel tempo una frase che a volte utilizziamo: Houston abbiamo avuto un problema.

Tutti noi nella vita, prima o poi, ci troviamo davanti a dei bivi che ci vengono posti dalla necessità di risolvere un problema; ben sapendo che ciò che sceglieremo condizionerà in modo importante gli anni futuri. Il problema  potrà essere la nostra collocazione nella società con la scelta di una professione o di una facoltà universitaria che escluderà, ovviamente, tutte le altre. Spesso il problema nasce da una crisi che impone una scelta drastica come  continuare un rapporto affettivo oppure troncarlo. Oppure se accettare e accogliere una gravidanza indesiderata. In genere i bivi “peggiori” sono quelli che ci impongono, come in questi ultimo caso, azioni definitive e da cui non è possibile tornare indietro.

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Medicina e tecnologia, tutto bene ? Forse. Un rapporto non sempre facile.

Siamo, in generale, realmente impressionati della tecnologia e delle sue possibilità. Pensiamo che la tecnologia sia in grado di risolvere tutti i problemi: dalla dieta da tenere al consumo di calorie di una certa attività fisica, dalla gestione del tempo libero alla valutazione di un certo ristorante, dalla comunicazione, vedi Facebook, alla possibilità di esprimere e diffondere un’idea, come questo che sto adoperando. Ancor di più l’essere disconnessi dalle nostre applicazioni sembra la peggior maledizione dei tempi attuali. E i dati ci dicono infatti che, ad esempio, il mercato delle applicazioni, pur mostrando una certa saturazione,  è in continua espansione. Qualche dato: nell’Apple Store si possono acquistare oltre 2 milioni di applicazioni, quasi un universo parallelo, e nel 2015 sono stati scaricati oltre 156 miliardi di applicazioni a livello mondiale. Solo in Italia il mercato delle applicazioni, diventate sempre più pervasive, contribuisce al 2,5 % del PIL.

La nostra “ossessione tecnologica” ci porta, concretamente, a pensare che  applicare l’aggettivo “tecnologico” sia quasi dare una patente di affidabilità e di utilità a qualunque aspetto della vita essa venga applicata. Abbiamo fatto della tecnologia un totem, un feticcio che, quasi come una divinità primitiva, chiede sottomissione e “sacrifici” adeguati; e al pari di una divinità pagana non accetta di essere messa in discussione. Ne abbiamo fatto un valore assoluto dimenticando, completamente, che la tecnologia è solo un mezzo che presenta un valore solo in funzione dell’uso che se ne fa. Banalmente, posso utilizzare la tecnologia per costruire missili a testata nucleare oppure per migliorare i raccolti in paesi sottosviluppati.

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Tra ineluttabilità e cambiamento, accettazione e trasformazione. Il caso della paziente oncologica.

Quanto spesso ci è successo di domandarci se una certa cosa, una certa situazione, o ancora, un momento particolare della nostra vita dovesse essere accettato o cambiato? Forse migliaia di volte. E in fondo la nostra vita, quella che abbiamo, è il risultato delle risposte che abbiamo dato in quel particolare momento; forse ce ne siamo pentiti, forse oggi agiremmo in modo diverso ma il passato è un luogo non più abitabile mentre il futuro non lo è ancora. Il passato lo possiamo ricordare, spesso in maniera non realistica e vera, ma non modificare; il futuro ce lo possiamo forse prefigurare ma sarà in genere diverso dalle nostre aspettative… ma questo è un altro discorso.

Allora cambiamento o accettazione? Domanda difficile, a cui è sconsigliabile cercare risposta negli altri: “Non datemi consigli, so sbagliare da solo” diceva un saggio. Perché le ragioni dell’ineluttabilità e della trasformazione stanno solo ed esclusivamente dentro di noi.

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Consapevolezza, spaghetti … e oltre

Spaghetti e mente di principiante
Spaghetti e mente di principiante

Consapevolezza e … spaghetti è un argomento che ho già trattato precedentemente in un articolo pubblicato su Huffington Post, e a cui rimando, ed in cui affrontavo come mangiare in modo consapevole un piatto di spaghetti pomodoro e basilico

http://www.huffingtonpost.it/2014/01/29/mindfulness-meditazione-now_n_4685703.html

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Benvenuti

… e la storia continua…

occupare il presente
Occupare il presente

Sì, perché alla fine del percorso, che qualcuno affetto da insonnia avrà avuto la pazienza di leggere, può valere la pena di “leggere” la vita e il mondo della scienza secondo nuovi paradigmi che ci permettano di capire meglio il mondo che ci circonda. La lente  attraverso cui osservare la realtà, come il nostro ipotetico insonne avrà avuto modo di osservare , è quella della consapevolezza. Concetto su cui avremo modo di ritornare.

Questo spero possa diventare un luogo privilegiato dove cercare di condividere, pacatamente, nuovi modi di vedere la realtà, appunto, con consapevolezza.

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